Obesità & Dintorni Forum

Votes taken by Dott.ssa Rastelli Katia

view post Posted: 1/5/2020, 08:55     +2RIPRENDERE in mano la BUSSOLA nel POST INTERVENTO -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Buongiorno scudo mi riferivo alla parte emotiva che innesca la ricerca di cibo.
Innanzitutto è importante sapere che:
- a volte è lo stesso corpo che richiede certe sostanze che sente come carenti. Bisogna vedere se assumiamo tutti i nutrienti corretti.
- con l’intervento il fisico viene messo in carenza di cibo, per cui legge il periodo come carestia. Il nostro “cervello arcaico, animale” legge un potenziale pericolo per la futura sopravvivenza, per cui sfrutta il meccanismo della ricerca del cibo molto calorico (già che mangio faccio potenziale scorta)...in poco spazio tanta sostanza insomma
- il grande tema delle emozioni. Se l’innesco non è fame ma è lo stato d’animo, di iperattivazione, sono utili le tecniche per abbassare il livello di attivazione fisiologica e ristabilire la calma. Tutto il bagaglio di strumenti che si sta usando adesso per aiutare gli operatori in prima linea per il covid, per intenderci, compreso l’EMDR.
Il tema Obesità va seguito con tutti gli strumenti possibili, a vari livelli, secondo necessità.
A presto👋
view post Posted: 22/4/2020, 11:22     +3RIPRENDERE in mano la BUSSOLA nel POST INTERVENTO -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Siamo nel corso di una brutta tempesta ma se riprendiamo in mano il timone ne usciremo sicuramente meglio.
Siamo preoccupati per il futuro, ci siamo persi nella gestione casalinga, abbiamo cura degli altri ma ci siamo persi di vista noi.
Dobbiamo ritornare sul presente, sull’oggi.
✅riprendere in mano la mappa. Dove voglio andare?
✅perché ho deciso di operarmi? Focalizzazione sulle reali motivazioni, quelle vere e più profonde. Si possono anche scrivere per averle sempre sott’ occhio.
✅ uno scivolone non è un fallimento, basta rendersene conto (la vita ahimè è piena di prove) e riprendere appunto in mano il timone.
✅mettere a tacere il severo giudice interiore che sgrida ed iniziare a parlarsi con più dolcezza, come parlereste ad un caro amico in difficoltà
Un passo alla volta.
view post Posted: 19/4/2020, 09:31     +1Messa a disposizione -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Rispondo a 17 novembre
Ho lavorato tanti anni come educatrice seguendo anche ragazzini con autismo e capisco bene quello che ci sta dicendo, in maniera così emotiva e sincera...è assolutamente comprensibile. Qui non si tratta di essere un anello forte o debole singolarmente (perché in questa situazione, presi singolarmente, siamo tutti deboli), ma di fare il più possibile lavoro di squadra. Quando è così “carica”, di cosa avrebbe bisogno? Intanto potrebbe ritagliarsi piccoli spazi di decompressione, seduta su una poltrona da sola, a respirare (tecnica del quadrato: inspiro contando fino a 2, trattengo 2, espiro 2, aspetto 2 e ricomincio). Questo è il suo spazio vitale, solo suo. Più spazi di questo tipo si prende, meno avrà da scaricare sul cibo. E soprattutto: se mi prendo cura di me non tolgo necessariamente agli altri, se mi occupo di me ricarico semplicemente un minimo le batterie.
La scuola purtroppo al momento fa meno del solito, le energie in casa vanno allora ridistribuite in maniera diversa e bisogna parlarne apertamente.
Se mi dovesse capitare tra le mani del materiale utile (tutta la comunità Psi in questo momento sta facendo rete) glielo faccio avere
Forza!
view post Posted: 31/7/2018, 21:01     +1GRUPPI DI SUPPORTO POST INTERVENTO IN HUMANITAS - Caffè Obelix
Buonasera Camomillina,
La nostra segretaria Rita sta contattando in questi giorni i pazienti della lista d’attesa perché a settembre partirà un nuovo gruppo.
Magari mi scriva in privato alla mail: [email protected] , così che possa verificare se il suo nominativo è presente. Rita è sempre molto precisa, però la mole di lavoro che si trova a volte a gestire è grande per cui una svista è possibile.
A presto
KR
view post Posted: 22/2/2018, 10:18     +4Perché si parla spesso della relazione tra cibo ed emozioni? -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Nel rapporto con il cibo entrano in gioco tantissimi fattori...biologici, personali, familiari e perfino culturali. Qualcuno avrà ancora un ricordo di un nonno o genitore anziano che raccoglieva una ad una le briciole del pane dalla tovaglia...discendiamo da persone che hanno vissuto in tempo di guerra e carestia e che, pur essendo passati attraverso il boom economico degli anni 60, si sono portati dentro le loro esperienze di privazione ( pulisci il piatto, mangia finché ce n’è, tanto cibo uguale tanta salute, tanto cibo significa anche buona condizione economica ecc)
Il cibo è socialità, relazione, condivisione, tradizione. Ci sono poi fattori familiari. Ci sono famiglie che hanno trasmesso regolarità nei pasti, famiglie nelle quali il cucinare ha assunto il significato di cura pratica (ti cucino il piatto preferito per dimostrarti il mio amore), famiglie nelle quali non si è mai cucinato per trascuratezza o perché non c’era tempo.
Ci sono inoltre fattori di personalità, in alcuni casi modalità specifiche di ricorrere al cibo per gestire situazioni emotivamente complesse che creano iperattivazione e che vanno allora controllate ( la fame emotiva)

L’essere umano è meravigliosamente complicato e, di conseguenza, lo è anche il suo specifico modo di mettersi in relazione con il mondo

A volte si ricorre al cibo per colmare un senso di vuoto o di solitudine, a volte ci si riempie la bocca per non esprimere la rabbia (aaaah se parlassi.....!), a volte lo si utilizza come tranquillante, a volte sentiamo che è l’unica cosa immediata che ci può far stare bene. Ognuno di noi, d’altra parte, ha sviluppato le proprie specifiche “strategie” per mantenere il proprio equilibrio ( qualcuno non stacca mai dal lavoro, qualcuno deve farsi gli aperitivi quasi tutte le sere, qualcuno fuma per gestire lo stress, qualcuno vive di conoscenze pur di non stare mai solo ecc) . Alcune strategie funzionano, e quindi fanno parte del nostro modo di essere, rendendoci unici. Se però queste strategie ci portano dei costi eccessivi ( problemi di salute o problemi con gli altri) significa che è necessario cambiare strada e....strategie.
Partiamo allora dalla base: le emozioni. A cosa servono? Le 6 emozioni base (felicità, tristezza, rabbia, disgusto, paura, sorpresa....nessuno ha visto Inside Out al cinema?), se ascoltate, ci dicono ognuna qualcosa. In base a quello che ci dicono posso allora capire se quella è la strada giusta oppure no, se c’ è da aggiustare il tiro o sistemare qualcosa nel rapporto con gli altri.
Non vanno soffocate ( tanto poi in qualche modo escono....spesso attraverso le somatizzazioni del corpo come mal di testa, problemi alla pelle, problemi di sonno, bruxismo ecc oppure attraverso i sintomi come attacchi di panico ecc)
Piuttosto vanno ascoltate e gestite perché sono l’unica bussola che ci può indicare la via corretta per stare bene.
view post Posted: 24/7/2017, 08:17     +2I cambiamenti nell'immagine corporea -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Andare incontro ad una consistente perdita di peso in poco tempo, come accade in conseguenza ad un intervento di chirurgia bariatrica, porta con se' numerose sollecitazioni rispetto alla propria immagine corporea. Si, ma che cos'è l'immagine corporea e che differenza c'è con lo schema corporeo?
Lo schema corporeo e' l'immagine che il nostro cervello ha del nostro corpo, per intendersi quello che spesso rimane invariato anche a seguito della perdita di un arto ( il famoso arto fantasma....cioè pur avendo perso un braccio abbiamo ancora l'idea di averlo) e la definizione e' a base neurologica.

Quando si parla invece di immagine corporea si fa riferimento alla immagine pensata del nostro corpo, che è' collegata alle emozioni che ci suscita ( positiva o negativa, di adeguatezza o meno, di vergogna, imbarazzo, piacevolezza o fastidio) e che si è costruita e sviluppata facendo esperienza nell'ambiente. L'immagine corporea, nella linea dello sviluppo, ossia in fase normale di crescita, si trova ad affrontare numerosi cambiamenti, come in adolescenza, gravidanza e anche menopausa ( e più in generale in vecchiaia) e questi possono essere vissuti come più o meno traumatici in base sia al carattere, alla famiglia, alle richieste della società ecc. In un mix, ricordiamoci, del tutto individuale.
Le situazioni sono quindi infinite e varie e il sovrappeso assume per ognuno un proprio specifico significato.
Quando si tratta di tornare ad un peso accessibile, quando scatta la molla del prendersi cura di se', per qualcuno il cambiamento nella propria immagine corporea significherà tornare ad una precedente, piacevole, condizione. Significherà sentirsi più leggeri, agili, capaci di fare.
Le fatiche saranno facilmente affrontabili perché l'obiettivo è chiaro e tutto "corre liscio", senza grossi nodi.
Per qualcuno, in sovrappeso da sempre, o con un rapporto da lungo tempo più conflittuale con se' stesso, non solo rispetto al peso, significherà ripartire da zero nella conoscenza di se', perché non c'è traccia di una vecchia immagine di se' cui attingere, e sarà più o meno lo stesso compito affrontato in età adolescenziale....specchiarsi, mettersi alla prova, misurare le reazioni degli altri, toccarsi, cominciare a pensarsi in un modo nuovo, fino alla costruzione di una nuova identità fisica (che ha talvolta corrispondenze con una nuova identità psichica a partire dal "non mi riconosco più"), saranno le azioni messe in campo. Messa in discussione di tutto e di tutti perché il vecchio non va più bene, serve un nuovo che tenga maggiormente in considerazione anche se' stessi.
Per qualcuno ancora invece, per il quale il sovrappeso aveva una "funzione equilibrante" e di copertura del trauma, il compito sarà più arduo e meriterà molta più attenzione e sarà necessario un buon lavoro di psicoterapia successivo, in grado di lavorare sul rapporto complesso mente/corpo, e volto ad accompagnare il paziente nella cura dei propri dolori più profondi.

Ricordiamoci comunque che la mente ha tempi di elaborazione lunghi rispetto al cambiamento, per cui è normale che nel post intervento la mente faccia fatica a riconoscere immediatamente la perdita di peso ( così rapida) e comincerà il suo lavoro registrando prima la grandezza degli abiti vecchi, le osservazioni degli altri sul cambiamento ecc....l'importante è darsi tempo e imparare anche ad automonitorarsi. La consapevolezza matura col tempo, ed ognuno ha il suo.
view post Posted: 29/6/2017, 09:30     +1Quando il confronto con gli altri genera ansia e non benessere -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Che cosa fa andar bene un intervento di chirurgia bariatrica (con riferimento al restrittivo)?
Dal mio punto di vista, quello psicologico, Prendersi il tempo per conoscersi.
Un intervento che vada a toccare l'aspetto dell'alimentazione, obbligando a porre l'attenzione a tutto quello che viene messo in bocca perché non faccia male, porta necessariamente a rallentare. Trovarsi uno stomaco tutto nuovo, del quale non si è neanche in grado di immaginare le nuove dimensioni, riporta il paziente a quando era neonato/bambino. Nello specifico a quando, attraverso lo svezzamento, ha imparato passo passo a conoscere le varie consistenze, sapori e sensazioni, a masticare e a fare le prime selezioni dei cibi. Fino a prima dell'intervento anche la mente era in grado, guardando un piatto di pasta, di farsi una minima idea rispetto alla quantità di cibo che ci sarebbe stata nello stomaco....questa connessione viene " resettata" con la riduzione dello stomaco. Lo stomaco, o comunque lo spazio atto a contenere il cibo, viene ridotto, mentre la mente rimane, in un primo momento, collegata alla vecchia immagine.
Ecco allora che diventa difficile immaginare quanto cibo ci possa stare, ecco tutto il grosso lavoro di conoscenza di se'.
È obbligatorio iniziare ad ascoltarsi. Si devono fare piccoli Bocconi, masticarli bene, deglutirli; è necessario registrare le sensazioni che dà il corpo, imparare a fermarsi quando questo dà dei segnali e, anche se le prime volte non si è sicuri di aver capito bene, fermarsi. Piano piano poi anche l'occhio comincerà visivamente a dare informazioni alla mente, la quale inizierà a formarsi l'idea delle nuove dosi. Se ci si concede tempo e attenzione si impara un nuovo modo di rapportarsi al cibo, dato necessariamente dal nuovo limite interno.

Fermarsi e ascoltarsi vuol dire anche trovare la propria quantità, la propria velocità, i propri specifici modi di abbinare i cibi e di gustarseli, il proprio modo specifico di mangiare in mezzo agli altri e il significato che ognuno di noi attribuisce al cibo ( e che fa spesso riferimento alla propria famiglia di origine), oltre al proprio specifico modo di ritagliarsi il tempo per farlo ( chiedendo aiuto, delegando qualcosa agli altri)
Perdere di vista questo principio, facendo riferimento a quello che mangiano gli altri e alle loro quantità, non tiene in considerazione che ognuno di noi e' un mondo a se', fatto di abitudini, gusti, paure, stress, motivazioni, immagini di se', aspettative, emozioni e relazioni più o meno supportive , che contribuiscono a creare un mix specifico ma anche, ovviamente, speciale.
Dopo l'intervento a qualcuno può bastare la critica della suocera per far andare di traverso il boccone (questa concedetemela!), a qualcuno viene voglia di esagerare in compagnia e ce l'ha come abitudine dura a morire, qualcuno è ansioso per natura per cui è terrorizzato dall'idea di esagerare e mangia anche meno del dovuto. Qualcuno riesce velocemente a riconoscere il cambiamento fisico e nel rapporto con se' stesso ( si sente più sicuro e soddisfatto, impara a prendersi cura di se') e qualcuno no, qualcuno lo fa a distanza di tempo, qualcuno non riuscirà a dirselo se non dopo che glielo avranno detto gli altri, qualcuno forse non lo farà mai o forse solo quando cambierà di conseguenza anche altre cose (compreso magari il partner, il lavoro, le situazioni che danno preoccupazione)

Ricordatevi quindi che solo una buona bussola interna vi può guidare.
Tutti i vostri professionisti di riferimento vi ricorderanno sempre, come un mantra, che ognuno di voi e' diverso dall'altro e che ognuno di voi deve trovare la propria specifica strada.
view post Posted: 26/3/2017, 12:12     +5Ritagliarsi spazio e tempo per star bene -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Leggendo e ascoltando spesso le esperienze delle persone operate mi rendo sempre più conto dell'importanza dei tempi giusti e degli spazi giusti, e del grande lavoro che ognuno deve fare su di se' per difenderli, scoprirli e, qualcuno, imparare a goderseli senza sensi di colpa

GLI SPAZI GIUSTI
L'intervento di chirurgia bariatrica, con il passaggio attraverso lo svezzamento delle prime settimane, obbliga il paziente a rallentarsi e a mettersi al centro di tutto, a partire da un bisogno primario, quello di mangiare.
Questo porta a cambiamenti importanti nel proprio modo di vivere, oltre che nella rete familiare e di amicizie e al lavoro
Nella giornata dedicata agli altri, al lavoro, alla casa, ai figli, agli anziani, ai doveri, lo spazio giornaliero dedicato alla cura di se', alla masticazione ( altrimenti si vomita), alla scelta dei cibi ( altrimenti si riprende peso), al bere molto ( altrimenti vengono i calcoli ) ecc. Deve diventare l'occasione per impostare anche, a volte, rapporti più equilibrati con gli altri.
Simbolicamente si smette di occupare più spazio fisicamente, e' fondamentale imparare allora ad occupare più spazio "psicologicamente", dicendo agli altri cosa ci piace e cosa no, cosa ci fa star bene e cosa no, e spesso riuscire a dire " e' troppo, non ce la faccio più, non posso, oppure aiutami".
Quello che il paziente riesce a fare, non senza fatica, con la chirurgia bariatrica ( chiedere aiuto per salvarsi) deve diventare il punto di partenza per un nuovo stile di vita. Chiedere aiuto agli altri, imparare a delegare, abbandonare l'autosufficienza estrema sono le parole chiave.

I TEMPI GIUSTI
Ognuno di noi ha i suoi tempi e, per far le cose bene, serve tempo. Non possiamo pensare di cambiare uno stile di vita in tempo zero, o di trasformarci in tempo zero... Diamoci tempo! La chirurgia bariatrica è un percorso, fatto di controlli periodici e di aggiustamenti da fare strada facendo. Intanto è importante cominciare a pensare al fatto che ogni cosa, per funzionare bene, ha bisogno che le si dedichi del tempo ( ogni macchina necessita di manutenzione, altrimenti ci lascia a piedi...)
Come siamo attenti agli altri e' importante imparare ad essere ancora più attenti a se', ricordandoci che il tempo per riposare, gustare, ricaricarsi con cose piacevoli non è una colpa, e' necessità! È' sopravvivenza!!
view post Posted: 24/7/2016, 21:42     +1Difficoltà a mantenere il peso forma -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
Buonasera SCudo 84, mi scuso per la latitanza ma mi era sfuggita la domanda.
Rispondere in poche righe è davvero complesso ma ci provo. Come per ogni tema che riguarda la salute dell'uomo, a partire dagli anni 60 si è capito che fattori biologici, psicologici e sociali vanno di pari passo e sono imprescindibili tra loro. Lo stesso per il tema obesita', che deve essere sempre affrontato caso per caso, ma anche tenendo in considerazione tutti questi fattori.
In questo articolo vengono riportati dati scientifici che hanno a che fare con la fisiologia del corpo e ricordano la teoria del set point, che teorizza l'esistenza di una reale resistenza del corpo al cambiamento di peso. Ognuno di noi infatti tenderebbe al mantenimento di un certo specifico peso nel tempo o al ripristino dello stesso in seguito a variazioni (es.dieta).
Questo, se da una parte permette di ridurre il senso di fallimento associato alla propria incapacità di stare a dieta, dall'altra spaventa molto per la paura sempre in agguato di riprendere i kg persi con tanta fatica, come in una lotta tra corpo e volontà di cambiamento.


Al momento gli studi fatti affermano che se il pz a dieta riesce durante e dopo ad innescare un definitivo cambiamento nelle proprie abitudini di vita e il peso da perdere si aggira intorno al 10%, fattori psicologici e sociali (attività fisica, buona alimentazione, cura di se', sentirsi meglio in mezzo agli altri ecc) sono in grado di contrastare la spinta biologica del corpo alla ripresa di peso, con buon mantenimento anche nel lungo periodo.
Come a dire che se i kg da perdere sono pochi gli sforzi riescono a tenere a bada il corpo che tenderebbe a riprenderli per ristabilire i vecchi equilibri.

Capiamo bene che invece per perdite di peso superiori al 10% il discorso è ben diverso, la spinta biologica al recupero più forte e, direi, l'aiuto esterno,fondamentale.
view post Posted: 4/1/2016, 10:53     +1Cosa sono i D.C.A.( Disordini del comportamento alimentare)? -
Dott.ssa Rastelli Katia - Psicologa
I Disordini del comportamento alimentare vengono diagnosticati secondo criteri statistici ( matematici) utilizzando il DSM 5, il Manuale diagnostico statistico dei disordini mentali, un po' come dire il Vademecum degli operatori della salute mentale.
La statistica serve per isolare criteri il più possibile oggettivi in un ambito che di oggettivo ha ben poco, ossia la personalità' e i vissuti delle singole persone.
Il riferimento al DSM 5 e' però necessario per avere un linguaggio comune (fare diagnosi) e impostare la cura più corretta, senza dimenticare però che ogni paziente ha la propria storia, le proprie credenze, abitudini, contesto familiare ecc.
Le problematiche legate al cibo e riportate nel DSM sono:
Anoressia
Bulimia
Binge eating disorder
Ortoressia
Altri disturbi non altrimenti specificati
Di cui vi parlerò nello specifico nelle prossime discussioni, con relative ipotesi di intervento o centri e servizi cui fare riferimento in caso di dubbi o bisogno di approfondimenti
10 replies since 11/11/2015