| Buongiorno Dott.ssa Rastelli, volevo sottoporle il seguente studio fatto su ritorno al peso originale dopo una dieta, l'articolo è apparso nella sezione salute del "Corriere della sera" lo scorso 6 giugno, (se ritiene posso inviarle il link), credo che quanto si afferma da autorevoli fonti sia molto importante, in realtà investirebbe la sfera bio psicologica e nutrizionale, scrivo a Lei per avere un parere e se effettivamente non c'è scampo a quanto si afferma. Nel leggerlo la parte sconfortante è che, per quanto noi ci arrabattiamo con una dieta, il nostro corpo rema contro di noi, conservando una memoria del peso di origine, cercando di farci sempre tornare al peso originario con stimoli non necessario. E' consolante il fatto che non è mai colpa di scarsa motivazione dell'individuo ma bensì del nostro cervello, dall'altra parte capisco che, che per chi fa una dieta, sarà sempre una lotta estenuante per tutta la vita, salvo la chirurgia bariatrica che modifica radicalmente gli apparati interni. La domanda è : naturalmente cosa ne pensa e poi se, trattandosi di chimica celebrale, possibile che non ci sia modo di ingannare o cancellare questa ipotetica memoria di peso originale?
Se ritiene non sia il suo campo la ringrazio ugualmente. Più in basso un estratto dell'articolo :
I partecipanti alla trasmissione televisiva Usa «The Biggest Loser» hanno ottenuto riduzioni di peso clamorose, ma poi sono tornati al punto di partenza. Il loro corpoha «rivoluto tutto indietro» per diversi motivi, che è utile conoscere
Sconfitta alla distanza Kevin Hall, un esperto di metabolismo dell’Istituto Nazionale di diabete e malattie digestive e renali, che fa parte deiNational Institutes of Health statunitensi, ha una passione per i reality e ha voluto controllare quale fosse stato il “destino” dei concorrenti sei anni dopo lo show. Era interessato in particolare a far luce sui meccanismi che regolano la perdita e l’aumento di peso a livello fisiologico, anche perché la difficoltà nel mantenersi magri dopo una dieta che hanno sperimentato i concorrenti di “The Biggest Loser” non è poi così diversa da quella che affligge 640 milioni di obesi al mondo alle prese con la bilancia. In uno studio pubblicato a maggio sulla rivista Obesity, Kevin Hall e il suo staff hanno verificato lo stato di salute e i dati fisici di 14 dei 16 concorrenti del 2009 e hanno scoperto che il nostro corpo “combatte” anche anni per riacquistare i chili persi, fino a ritrovare il peso di partenza. «Abbiamo un valore “scritto” nel nostro cervello, che corrisponde al peso che manteniamo senza sforzo — spiega il professor Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra responsabile del Centro dei disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano —. Se scendiamo rapidamente sotto questo livello si innescano alcuni segnali: il cervello ci fa avvertire più fame, ci fa sentire l’urgenza di mangiare e ci abbassa il metabolismo». Un metabolismo che «rema contro» Essere sempre affamati . Nei 14 concorrenti monitorati, i ricercatori hanno riscontrato, per esempio, un crollo dei livelli di leptina, fattore che stimola la fame. «Quando nell’organismo c’è una certa quantità di tessuto grasso — spiega Erzegovesi — , la leptina “dice” al cervello: “Stai tranquillo perché ho le riserve che mi servono” e il cervello ci fa avvertire meno la fame. Un calo rapido della leptina invece viene percepito come un segnale di carenza: nel momento in cui il nostro corpo sente che le riserve iniziano a essere ridotte la leptina scende e noi diventiamo affamati». Anche in questo caso, quando i concorrenti hanno ripreso il loro peso, la leptina si è rialzata, ma è arrivata solo a metà del suo livello di partenza. La spinta biologica che ci fa riacquistare peso Tutti i partecipanti a “The Biggest Loser” sono persone molto motivate: controllano ancora quanto mangiano e hanno imparato a fare regolarmente sport. Non si sono lasciati andare con il passare degli anni, non hanno mancato di volontà, eppure, persino loro che si sono laureati “campioni del dimagrimento”, hanno vinto una battaglia ma non la guerra contro un corpo che lotta senza sosta per tornare al peso di partenza. Per la maggior parte delle persone, fame incessante e rallentamento del metabolismo sono una combinazione di fattori che “congiura” per far riacquistare chili, il che spiega perché così pochi individui sono in grado di mantenere l’obiettivo raggiunto dopo una dieta. «Non è mancanza di volontà o crollo della motivazione: la spinta biologica che il corpo produce è molto potente, come tutte quelle primitive legate alla sopravvivenza — spiega Andrea Ghiselli —. Noi siamo organismi risparmiatori, la selezione naturale ha favorito le persone capaci di immagazzinare più calorie». Non basta la buona volontà Gli studiosi sono alla ricerca di nuovi modi per bloccare quella che viene ormai definita l’“epidemia” di obesità nel mondo: ci si concentra su strategie diverse, non legate solo alle diete e alla riduzione dell’apporto calorico. Ad esempio, si cercano alimenti che agiscano sul senso di fame e si approfondisce il ruolo della chirurgia bariatrica nel dimagrimento. Insomma, le esperienze dei concorrenti di “The Biggest Loser” hanno reso evidente quanto ormai suoni semplicistico e riduttivo parlare di “scarsa motivazione” per tutti quelli che non riescono a dimagrire in modo definitivo. «La difficoltà nel mantenere il proprio peso forma riflette la biologia, non una patologica mancanza di impegno —sottolinea ancora Erzegovesi —. Bisogna smettere di concentrare sul sovrappeso uno stigma sociale». E virtualmente gli fa eco Danny Cahill che, dopo aver partecipato allo studio del professor Hall, ha smesso almeno di incolpare se stesso per aver recuperato peso. «Quel senso di vergogna che mi pesava addosso, finalmente se ne è andato».
Cordiali saluti
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