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Come possiamo prevenire le problematiche connesse alla sedentarietà, prime fra tutte soprappeso, obesità, diabete eccetera? Con trenta minuti quotidiani di sport o anche di ballo e giardinaggio. Basta cominciare L'Organizzazione mondiale della sanità a fronte dei casi diffusi di soprappeso ed obesità, cause di diabete, ipertensione, infarto e icuts, ha proposto una ‘ricetta salvavita’. Accade infatti che la vita sedentaria e le malattie correlate sono la causa di morte nel mondo di due milioni di persone ogni anno.
Cosa bisogna fare? Almeno trenta minuti di esercizio fisico moderato ogni giorno e se corsa e palestra non piacciono, si possono fare altre attività. Alcuni esempi? Ballo e giardinaggio.
Certo è difficile non abbandonarsi all’ozio, nell'era delle comodità offerte dalla tecnologia. Gli esperti riunitisi a Torino in occasione del forum 'Attività fisica: principio di salute' (promosso dalle divisioni Cordis e Lifescan di Johnson&Johnson, sponsor ufficiale di Torino 2006), hanno parlato anche di questo: la fatica si è ridotta al minimo, dicono, le opzioni per obbedire al 'diktat' dell'Oms sono numerose, ha sottolineato in particolare Antonio Pontiroli, presidente di Diabete Italia.
Ecco cosa suggerisce Pontiroli: si può scegliere fra “trenta-quarantacinque minuti di giardinaggio, mezz'ora di ballo e quindici minuti di scale”. E poi spiega più in dettaglio: “Tre chilometri di camminata compiuti in mezz'ora equivalgono a quindici minuti di pallacanestro o di salto della corda, a venti minuti di nuoto o a mezz'ora di acquagym. Ovvero a quei trenta minuti quotidiani di attività moderata più volte ricordati”. Davvero sembra che non ci siano proprio scuse, nemmeno per i pantofolai di prima categoria.
Ma lo specialista fa un’analisi partendo da più lontano: “l'aumento dell'attività fisica nella popolazione è un problema sociale, non individuale”, giustifica insomma i singoli e scuote le istituzioni: “richiede interventi coordinati e complessi che possono attuarsi solo attraverso la collaborazione di tutte le parti coinvolte: medici, istituzioni e società civile. L'impegno in tal senso è stato per lungo tempo insufficiente. Dobbiamo tutti fare un serio esame di coscienza”.
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