| quoto soladisera e deda in parte anche Tata, anche se sarei curiosa sul come dovrebbe essere impostato il questionario da crociare nel fatidico test d'ammissione
Mia figlia ha avuto un 1. colloquio con uno psichiatra, il primo di questo genere (premetto che ho anch'io una formazione pedagogica, anche se mi rendo conto, nn è rilevante)
Ora, sto psichiatra dal quale si è recata Isa, l'ho visto velocemente, e mia (cattiva?) abitudine almeno salutare chi tratta con mia figlia. La mia prima impressione direi abbastanza buona, anche se era molto anziano. Lo studio, ammobiliato come lui, vecchi sofà, lilbreria con vecchi e ultravecchi libri di psicologia e psichiatria (ho dato un occhiata velocissima).
Dopo 45 minuti Isa è uscita, faccia scura. ... ai ai ai ai ai pensai, preoccupata... Isa: Mamma, se devo andare per questa strada per poter fare l'intervento, farò anche questo, ma ti dico che non mi sento per niente a mio agio con lui. Con lui io non faccio nulla. Dunque: mi diceva Isa, lo studio vecchio come la sala d'attesa, ma non era un problema per lei. Quel che l'ha fatta sentire a disagio era il primo approccio con un uomo anziano, mai visto, freddo. Lei seduta di fronte a lui su una sedia, LEI illuminata tipo con FARO allogeno per tutto il tempo,, lui in penombra. Già questo. Inoltre le faceva delle domande, ascoltava la risposta e ... rimaneva in silenzio a lungo, sempre scrutandola da cima a fondo e da fondo a cima.. Poi, come prima cosa le ha detto, dammi l'indirizzo di tuo padre, voglio parlare con lui, voglio vedere che padre è stato ecc. Ovviamente Isa, vivendo sotto lo stesso tetto con un padre che non la saluta nemmeno, che ha dei problemi relazionali di gravissima importanza, gli ha detto di No. Lui: non mi interessa quel che vuoi tu, IO lo chiamerò e faccio come mi pare (ma dico io Franci: sto qui, avrà lavorato per la gestapo!?!?). Isa dice che non aveva tanto coraggio, ma ha tirato fuori le pelotas: "mi spiace, dottore, ma io non l'autorizzo. Sono giovane si, ma prima di tutto la mia obesità non c'entra con mio padre, e lei ha il dovere di rispettare la mia volontà di non parlare con lui. Non sono ne sotto tutela, ne tantomeno un caso prichiatrico. Mio padre se ne è fregato di me da sempre, non è certo ora che si risolve. Se del caso è mio padre ad aver bisogno dello psichiatra, ma stà cmq a lui decidere per se stesso. Io sono qui per un altro scopo".
Insomma, per finire, mia figlia si è alzata, ha salutato lo psich, dicendogli: mi spiace, dottore. Non intendo intraprendere nessuna terapia con lei, sono sicura che torverò una persona che mi prenda sul serio. La ringrazio, mi mandi la fattura (45 minuti = 250 euro...) Capito? Ora finalmente ha trovato un altro psichiatra/psicologo, specificamente per ragazzi (ha famiglia, 4 figli, ha 56 anni, piace a ISA, questo per me è l'UNICA cosa che conta, si sente a suo agio... cara piccola.. mi dice... "è anche un po' paterno, non mi dispiace".
La cosa che più non capisco in tutto ciò, è , che il medico chirurgo che farà il bypass gastrico esige una psicoterapia di testualmente "cinque-dieci sedute". Ma che vor dì???? Che davvero dopo le 5-10 sedute Isa sarà in chiaro di cosa succederà, o è soltanto un modo per pararsi il culo loro, medici e chirurghi?
Va be. Non so cosa davvero ne cosa dire, ne tantomeno cosa pensare, Enrico. Cioè, se tu mi dici che hai cominciato nel lontano 2004 il lavoro con la psicologa, mah, per la verità mi sembra pure molto molto lungo il tempo fino ad arrivare alla decisione di fare l'intervento, o no? Ma magari mi sfugge qualcosa? Io so' per certo che il lavoro con uno psicologo, siamo onesti, è prolungabile a josa, scusa, non voglio denigrare niente e il lavoro di nessuno, lungi da me, ma sappiamo tutti (chi è del mestiere lo sà davvero molto bene, credimi Enrì) che basta dire al proprio paziente..." hai ancora bisogno, c'è ancora tanto lavoro da fare... e con lo psicologo puoi andare avanti all'infinito. Non lo dico per cinismo, davvero, ma la situazione è quella. Non per niente si dice in gergo "la psichiatria è una mucca da mungere"....a libera interpretazione... Scusa, Enrico, mi sono dilungata tanto, ma sto tema davvero mi brucia e da parecchio.
Sai, un mio carissimo amico psicologo mi aveva detto: "voi non troverete mai nessuno che vi andrà bene, per la Isa. Ci sarà sempre qualcosa che avrete da criticare".
Ma certo, sono "nata critica", io, che ci devo fà? Ma scusa, non accettare pinko pallino, che oltre a doverlo pagare IO e lavorare come una negra per farlo, devo anche accettare che mia figli non si sente a proprio agio??? Siamo fuori di capotta, te lo dico io! E sai perchè l'ha detto, il mio amico? Perchè Isa si rifiutava andare da lui, e non perchè lo ritiene non bravo, ma perchè conosce tt la nst storia di famiglia. Quindi il mio amico era rimasto un pochino offeso, perchè diceva che sarebbe stato in grado a fare una psicoterapia con mia figlia. Non l'ho mai messo in dubbio. Ma non ero IO decidere, bensì mia figlia.
NB. Quel che voglio dire con il mio papiro: Penso sia importante poter fare un lavoro con uno psicologo ( e non solo gli obesi, anche i normopesi, e anche tanti tanti, a mio avviso, ne avrebbero un terribile bisogno...) Ma sono d'accordo con chi qui sopra sostiene, che il lavoro con lo psicologo deve avvenire in parallelo all'intervento (avrò detto giusto.. cioè, si capisce cosa intendo??)
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