Obesità & Dintorni Forum

DUE PAROLE SULL'OBESITà

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soniadmin
view post Posted on 3/9/2005, 19:42     +1   -1




Ad un certo punto, nulla e nessuno sono capaci di arrestare il cammino verso la severa obesità: né le diete, né gli esercizi fisici, né i consigli dei medici, né la qualità di vita che diventa sempre meno allettante sia sulla sfera psichica, con la comparsa di continue frustrazioni e sensi di colpa per aver di volta in volta trasgredito, sia sul piano fisico, dove si determina una sempre più grave limitazione ad una libera vita di relazione.
Si arriva così ad una condizione in cui il peso corporeo, superati i 120-130 kg, non risulta più riconducibile a valori accettabili mentre diventano sempre più attuali i rischi di salute per l'aggravarsi delle malattie associate.

I rischi legati ad un intervento chirurgico sono comunque molto inferiori a quelli che già si corrono per il fatto di essere obesi.

Chiunque sia in una condizione di grande obesità già è maggiormente esposto a rischi di complicazioni cardiorespiratorie, ossee, metaboliche (diabete, grassi nel sangue) e psicologiche. Prova ne sia che se decide di stipulare una assicurazione sulla vita gli verrà negata o gli verrà chiesto un premio altissimo.
Per non parlare della scarsa qualità di vita in questa condizione. Le difficoltà vanno dall'esercizio di normali funzioni fisiologiche, alle relazioni con gli altri, all'impossibilità di svolgere molte attività.

E' questo che giustifica sia i rischi operatori, che i piccoli
fastidi che si hanno in conseguenza dell'intervento.

Solo in questi casi, e comunque dopo l'accertato fallimento di tutti i classici presidi medici (modifica delle abitudini alimentari, pratica di esercizi fisici, aiuto di farmaci anoressizzanti e uso di diete appropriate), di fronte a una qualità di vita completamente insoddisfacente, va preso in considerazione l'intervento chirurgico che rappresenta la sola possibilità per l'obeso di ritornare ad una situazione di quasi normalità: è una proposta estrema, ma doverosa per una malattia arrivata ormai ad uno stadio di irreversibilità.
Non riveste, infatti, alcun ruolo di rilievo decisionale la prospettiva estetica, almeno per il momento. Dopo, però, a dimagrimento ottenuto, la chirurgia plastica ricostruttiva permetterà, eventualmente, di rimodellare l'aspetto esteriore del corpo in seguito alla caduta di tutto il pannicolo adiposo specie dove era maggiormente ridondante, cioè sulle mammelle, sull'addome e sugli arti.

E' possibile classificare gli interventi di chirurgia bariatrica in base al principio fisiopatologico ("meccanismo d'azione") che sottintendono.

Si distinguono quindi le metodiche RESTRITTIVE gastriche, da quelle MALASSORBITIVE e da quelle che chiamiamo "miste" in cui coesistono entrambi i precedenti principi.

Nelle metodiche restrittive, la riduzione dell'introito calorico è ottenuta riducendo il volume gastrico mediante la creazione di una piccola tasca prossimale che comunica con la restante parte dello stomaco attraverso un piccolo passaggio (neopiloro); quelle malassorbitive si basano sull'introduzione di una quota di malassorbimento intestinale.

Esistono quindi diversi tipi di intervento.
Ognuno di questi deve essere scelto con cura attraverso un approfondito colloquio tra paziente-medico.
Prima di optare per uno o per l'altro, il paziente deve poter essere in grado di valutare i vari interventi in proiezione del suo specifico stato di obesità.

La durata di questi interventi va da una a tre ore, ed è necessaria una incisione dalla punta dello sterno verso l'ombelico lunga circa 15 cm.

Oggi è sempre più diffusa la tecnica per laparoscopia, cioè senza aprire l'addome, semprechè sia possibile effettuarla. Naturalmente tutte queste operazioni chirurgiche necessitano dell'anestesia generale.

Come tutti gli interventi esiste la possibilità di complicazioni postoperatorie. Le complicazioni possono includere (ma non sono limitate a) aritmie cardiache, embolia polmonare o infezione della ferita. Il chirurgo deve discutere di queste possibili complicazioni e rischi col paziente.

Complicazioni non chirurgiche possibili sono l'ernia, la caduta di capelli, il vomito, l'intolleranza verso alcuni cibi, l'ostruzione dell'anello o la rottura dei punti metallici. Molte di queste complicazioni possono essere risolte o evitate da una alimentazione attenta ed adeguata. Alcune possono richiedere una terapia medica e/o chirurgica.

LA STORIA

Il trattamento chirurgico dell'obesità patologica risale ai primi anni '50.
I pionieri in tal senso furono Kremen e Linner che nel 1954 pubblicarono un lavoro inerente ad un caso di Bypass Digiuno-ileale: in sostanza essi bypassarono gran parte dell'intestino tenue creando un'anastomosi tra il digiuno e la parte terminale del piccolo intestino.

Queste prime esperienze furono certamente negative, non tanto in termini d'efficacia quanto in termini di complicanze (ad oggi, il Bypass Digiuno-ileale non è più effettuato se non in pochissimi centri), ma ciò spinse altri chirurghi alla ricerca di soluzioni altrettanto efficaci e allo stesso tempo non gravate da una morbilità superiore a quella già insita nell'obesità patologica. L'intervento di Bypass Digiuno-ileale esiste in diverse varianti con nomi alternativi: bypass Digiuno-Colico, Gastrocolico e - forse il più noto - ed ancora raramente effettuato il Bypass Bilio-intestinale.

Dall'inizio degli anni '70, da quando cioè questo primo intervento fu abbandonato, il panorama della chirurgia bariatrica ha espanso i propri orizzonti tramite un continuo rinnovarsi di proposte chirurgiche dai diversi presupposti fisiopatologici e con innumerevoli varianti tecniche, tant'è che oggi si conoscono più di quaranta metodiche diverse.
Sino ad oggi nel mondo sono stati eseguiti circa 2.100.000 interventi per l'obesità di cui la gran parte negli USA.

La chirurgia bariatrica è approdata in Italia nel 1973 ed attualmente vengono eseguiti circa 2.300 interventi all'anno.




 
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