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Quando il confronto con gli altri genera ansia e non benessere

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Dott.ssa Rastelli Katia
view post Posted on 29/6/2017, 09:30 by: Dott.ssa Rastelli Katia     +1   +1   -1
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Che cosa fa andar bene un intervento di chirurgia bariatrica (con riferimento al restrittivo)?
Dal mio punto di vista, quello psicologico, Prendersi il tempo per conoscersi.
Un intervento che vada a toccare l'aspetto dell'alimentazione, obbligando a porre l'attenzione a tutto quello che viene messo in bocca perché non faccia male, porta necessariamente a rallentare. Trovarsi uno stomaco tutto nuovo, del quale non si è neanche in grado di immaginare le nuove dimensioni, riporta il paziente a quando era neonato/bambino. Nello specifico a quando, attraverso lo svezzamento, ha imparato passo passo a conoscere le varie consistenze, sapori e sensazioni, a masticare e a fare le prime selezioni dei cibi. Fino a prima dell'intervento anche la mente era in grado, guardando un piatto di pasta, di farsi una minima idea rispetto alla quantità di cibo che ci sarebbe stata nello stomaco....questa connessione viene " resettata" con la riduzione dello stomaco. Lo stomaco, o comunque lo spazio atto a contenere il cibo, viene ridotto, mentre la mente rimane, in un primo momento, collegata alla vecchia immagine.
Ecco allora che diventa difficile immaginare quanto cibo ci possa stare, ecco tutto il grosso lavoro di conoscenza di se'.
È obbligatorio iniziare ad ascoltarsi. Si devono fare piccoli Bocconi, masticarli bene, deglutirli; è necessario registrare le sensazioni che dà il corpo, imparare a fermarsi quando questo dà dei segnali e, anche se le prime volte non si è sicuri di aver capito bene, fermarsi. Piano piano poi anche l'occhio comincerà visivamente a dare informazioni alla mente, la quale inizierà a formarsi l'idea delle nuove dosi. Se ci si concede tempo e attenzione si impara un nuovo modo di rapportarsi al cibo, dato necessariamente dal nuovo limite interno.

Fermarsi e ascoltarsi vuol dire anche trovare la propria quantità, la propria velocità, i propri specifici modi di abbinare i cibi e di gustarseli, il proprio modo specifico di mangiare in mezzo agli altri e il significato che ognuno di noi attribuisce al cibo ( e che fa spesso riferimento alla propria famiglia di origine), oltre al proprio specifico modo di ritagliarsi il tempo per farlo ( chiedendo aiuto, delegando qualcosa agli altri)
Perdere di vista questo principio, facendo riferimento a quello che mangiano gli altri e alle loro quantità, non tiene in considerazione che ognuno di noi e' un mondo a se', fatto di abitudini, gusti, paure, stress, motivazioni, immagini di se', aspettative, emozioni e relazioni più o meno supportive , che contribuiscono a creare un mix specifico ma anche, ovviamente, speciale.
Dopo l'intervento a qualcuno può bastare la critica della suocera per far andare di traverso il boccone (questa concedetemela!), a qualcuno viene voglia di esagerare in compagnia e ce l'ha come abitudine dura a morire, qualcuno è ansioso per natura per cui è terrorizzato dall'idea di esagerare e mangia anche meno del dovuto. Qualcuno riesce velocemente a riconoscere il cambiamento fisico e nel rapporto con se' stesso ( si sente più sicuro e soddisfatto, impara a prendersi cura di se') e qualcuno no, qualcuno lo fa a distanza di tempo, qualcuno non riuscirà a dirselo se non dopo che glielo avranno detto gli altri, qualcuno forse non lo farà mai o forse solo quando cambierà di conseguenza anche altre cose (compreso magari il partner, il lavoro, le situazioni che danno preoccupazione)

Ricordatevi quindi che solo una buona bussola interna vi può guidare.
Tutti i vostri professionisti di riferimento vi ricorderanno sempre, come un mantra, che ognuno di voi e' diverso dall'altro e che ognuno di voi deve trovare la propria specifica strada.
 
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